DIFFERENZA TRA VITA PSICHICA E VITA SPIRITUALE

Di Filippo Rubini

Nella vita psichica – o della personalità – io penso di essere il soggetto dell’azione: penso, decido, faccio, mi arrabbio, mi esercito nella pazienza, ecc.. L’azione coincide con me stesso e credo di essere io stesso l’azione che compio. Nella vita spirituale io divento lo spazio di una presenza più grande, io divento un salone dentro il quale succedono delle cose; come se fossi il palcoscenico di un teatro. Ma questa presenza più grande che io devo lasciare agire in me non si aggiunge al mio pensiero, alle mie azioni ma usa il mio pensiero e le mie azioni per esprimersi. Diventa la fonte stessa della mia azione. Dunque non è un elemento esterno che si aggiunge a ciò che sono ma si tratta di una forza che usa ciò sono per esprimere altro.

Insomma, nella vita psichica sono io che mi muovo; nella vita spirituale io sono mosso, sono una foglia che non si muove in autonomia ma viene mossa dal vento. Certamente la foglia rimane se stessa, con le sue caratteristiche; ma si muove perché viene mossa da una forza più grande che la coinvolge e la abbraccia, e che noi chiamiamo vento. Un grande poeta, a soli 16 anni, aveva già intuito tutto questo. Artur Rimbaud il quale scrisse: “È falso dire: Io penso. Si dovrebbe dire: Io sono pensato”. Geniale, vero?

Per cui quando siamo nella vita psichica diciamo: “Tutto dipende da me” e ci crediamo fermamente che tutto dipenda da noi. Quando siamo nella vita spirituale o vita animica diciamo: “Tutto è provvisorio, nulla dipende da me”. Ma non lo diciamo come fosse uno slogan, come quando le zie in chiesa dicono: “E’ tutto nelle mani di Dio” e poi, in verità, non ci credono perché al primo soffio di vento che arriva si impauriscono e vanno in crisi. Lo diciamo perché abbiamo sperimentato che veramente nulla dipende da noi e noi possiamo solo essere spettatori di ciò che accade perché tutto è perfetto così com’è, deve accadere ciò che accade. Dunque si tratta di due livelli di coscienza profondamente diversi. Non è che uno sia migliore dell’altro; semplicemente sono diversi. L’importante è diventare consapevoli circa la dimensione nella quale siamo, a quale vita stiamo appartenendo in questo istante.

C’è una parabola di Gesù che descrive in modo estremamente chiaro tutto questo: il fariseo e il pubblicano al Tempio. Il fariseo, che viveva nella dimensione psichica e dunque pensava che tutto dipendesse da lui, si rivolgeva a Dio ma metteva il suo “io” all’inizio della fila e Dio come spettatore dei suoi trofei luccicanti: “O Dio ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo”. Insomma, faccio tutto io!!! E infatti Gesù dice che il fariseo tornò a casa NON giustificato, ovvero fuori dal giusto rapporto con la vita; SOPRA-VIVEVA, si sentiva al di sopra della vita e pensava addirittura di comandarla lui! Dio era solo un pretesto per fare l’elenco di tutte le sue bravure e per tirarsela. Come se uno, la mattina, guardandosi allo specchio dicesse: “Ma quanto sono figo”! Certo, fa bene dirselo. Ma a chi fa bene? Al suo “ego” che vive nell’illusione o alla sua anima? Perché credimi, alla tua anima non frega proprio nulla del tuo aspetto fisico.. alla tua anima interessa che tu sia libero, anche dal tuo aspetto fisico!

E il pubblicano invece? Non ve lo dico, andatevi a leggere il vangelo di Luca, cap. 18, vv. 10-14. Vediamo se capite l’atteggiamento sostanzialmente diverso del pubblicano rispetto a quello del fariseo.

Questo è il messaggio da tenere a mente, anzi, a cuore: solo chi è consapevole della propria condizione può effettuare un cambiamento e si lascia cambiare diventando quello spazio di azione in cui lascia liberamente accadere la vita perché non ha più bisogno di controllare nulla, come la foglia lascia accadere il vento per lasciarsi spostare. E il vento le fa fare dei viaggi, percorrere distanze che nemmeno lei immaginava.


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